Due sarebbero le versioni sulla derivazione del toponimo Lucento o "Lusent": la prima specifica che deriverebbe dal
termine latino “Lucus” cioè bosco, selva che un tempo ricopriva il nostro territorio.
La seconda deriverebbe dal termine “lucente” in quanto osservando Torino dalla collina, in certe ore del giorno,
si individuava con precisione il nostro territorio reso particolarmente luminoso dai raggi del sole che si riflettevano
tra le anse del fiume Dora Riparia che scorre nel nostro quartiere.
Il territorio di Lucento è stato da sempre una fertile zona agricola ricca di acqua alimentata da due grosse “bealere”
cioè canali di irrigazione derivati dal fiume Dora.
La proprietà della terra era dei vari feudatari di turno (i Beccuti, i Tana, e dello stesso duca Emanuele Filiberto),
poi della nobiltà agricola proprietaria della grosse cascine dove lavoravano (secondo la dicitura di alcuni “stati delle anime”
esistenti in parrocchia) i pastori, i mietitori, i bovari e i servi.
Un’ attendibile cronaca d’ epoca riferisce che durante il viaggio di trasferimento della Santa Sindone da
Chambery a Torino voluto dal duca Emanuele Filiberto per abbreviare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo,
allora vescovo di Milano, il sacro lenzuolo fece tappa nel castello di Lucento (poco distante dalla nostra chiesa)
dove fu accolta dal Duca e da tutta la corte il 5 settembre 1578. Vi restò sino al 14 settembre quando fu
trasportata processionalmente con grande solennità a Torino nella nuova cappella ducale di San Lorenzo.
Oltre all’ attività agricola, sul finire del 1800 furono insediate nella zona industrie tessili di vario tipo che
impiegavano principalmente donne. Fino agli anni ’60 Lucento era una periferia operaia, ma ancora contadina con molti
campi e cascine, e alcuni stabilimenti medi e grandi: Mazzoni, Paracchi, Michelin, Ferriere Fiat e
molte piccole officine artigianali dette “boite”.
Ora tutto è cambiato. Molti stabilimenti inattivi da anni sono stati demoliti per lasciar posto ad insediamenti commerciali,
mentre i campi con le cascine sono stati sostituiti da complessi di edilizia abitativa o a zone adibite a verde pubblico.
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